Spigolature per Arturo Schwarz
La consultazione degli archivi del Centro Apice ripropone, ogni volta, un tessuto di relazioni e di esperienze che rappresentano il senso di un’epoca, spesso toccando nodi obbligati della cultura contemporanea. Così, spigolando tra le carte dei vari fondi, è possibile individuare le tracce di alcune personalità che hanno impresso, con la loro azione, un significativo mutamento di abitudini nelle più ampie esperienze dell’editoria moderna italiana. Anche di Arturo Schwarz editore è possibile ricostruire alcuni episodi specifici interrogando, ad esempio, i fondi Valdònega, Scheiwiller, Cattafi, Lagorio, Vittorini, Porta. Peraltro una lettura integrata di questi materiali con quelli del Fondo Schwarz, una volta conclusi i lavori di inventariazione condotti dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia, potrà dare risultati assai importanti per meglio ricostruire l’itinerario culturale dello stesso mercante/editore/poeta, restituendo anche una serie di contesti di straordinario valore storico.
Una prima densa occorrenza nei documenti di APICE si stringe intorno alla corrispondenza tra “Il principe degli Stampatori”, Giovanni Mardersteig, e Schwarz nel fondo della stamperia Valdònega. La forbice cronologica delle lettere va dal settembre 1954 all’agosto 1957 e restituisce un fallimento, il mancato accordo per la pubblicazione di un volume di poesie di Eugenio Montale corredato da sei litografie di Mario Sironi.
Schwarz aveva interpellato Mardersteig nel 1954 con il progetto del volume suddetto, riconoscendo allo stampatore i meriti di un successo internazionale che lo aveva visto protagonista come Officina Bodoni di una serie memorabile di mostre in quell’anno: dalla mostra londinese della King’s Library a British Museum di Londra, ad Anversa e Amburgo. L’accordo prevedeva nel calcolo dello stampatore veronese l’invio a Sironi di una pietra di colore azzurro per il disegno di prova delle litografie da stampare, 150/200 copie stampate in torchio su carta Fabriano Duca di Parma, la composizione del testo di nove poesie in corpo 16 tondo corsivo. Il nome dell’artista scelto da Schwarz, Mario Sironi, era ideale. Dopo un periodo di relativa damnatio memorie a causa del suo passato fascista, l’artista ritrovava in quel momento un ruolo pubblico di rilievo: il Premio Nazionale dell’Accademia di San Luca consegnato dal Presidente Einaudi e la medaglia d’oro del Ministero della Pubblica Istruzione come benemerito dell’istruzione, della cultura e delle arti fecero da cornice alla mostra personale alla Galleria del Milione. La stessa galleria come Edizioni del Milione, poi, nel 1955, ne pubblicò la monografia a firma di Agnoldomenico Pica. Ma la pietra litografica spedita da Mardersteig fu recapitata tardi al pittore e, quando giunse, le sue cattive condizioni di salute non gli permisero di lavorarci; così mentre lo stampatore presentava una proposta di menabò e si organizzava un’agenda per la stampa, la lavorazione delle litografie rimaneva ferma.
Due anni trascorsero nel silenzio, le lettere successive datano 1957. Schwarz chiese una nuova collaborazione con il tipografo veronese per due collane Nuovo Campionario e Storia e cultura. Per la prima collana va citata la raccolta di poesia Sestina a Firenze di Franco Fortini con 10 litografie di Ottone Rosai disegnate poco prima della sua morte. Della seconda si deve ricordare il volume Pittura italiana del dopoguerra a sua firma, con lo pseudonimo di Tristan Sauvage, un libro pionieristico, punto fermo della storiografia artistica per la raccolta di lettere, articoli e manifesti di pittori e scultori. Nessuno di questi progetti trovò riscontro da Mardersteig, la vicenda Sironi bruciava ancora oltre a essere sfumata: la pietra litografica di colore azzurro non gli era mai stata restituita e Schwarz lo accusava di negligenza nella gestione dei rapporti con l’artista.
I libri citati delle due collane dell’editore, infine, uscirono da altre officine tipografiche. Pittura italiana del dopoguerra venne stampata dalle arti grafiche Gorlini di Milano mentre le poesie di Fortini e le litografie di Rosai furono impresse su torchio a mano da Mario Giussani.
Paolo Rusconi
Centro Apice
Università degli Studi di Milano