19 dicembre 2022

La scienza in erba: la libellula e i suoi nomi in un articolo di Michele Lessona sul “Giornale per i bambini”

Un’illustrazione del “Giornale per i Bambini”, Roma, Tipografia Bencini, 6 ottobre 1881. La rivista è conservata ad Apice nella Collezione ‘900 Sergio Reggi

 

“Nel cuor dell’estate in campagna è cosa piacevolissima, nelle ore calde della giornata, starsene a bell’agio al rezzo presso un ruscello sotto i salici, con un libro in mano. Allora sovente, levando gli occhi, si vede passare a volo rapidissimamente una libellula, la quale talora si precipita sopra un moscerino, che abbocca e divora volando. I bei colori iridescenti dell’insetto, la eleganza del corpicino sottile e lungo, le ali allungate, gli occhi grandi, le movenze leggiadre, tutto concorre a far sì che il nostro sguardo si posi sopra la libellula e vi si trattenga compiacentemente.“

Una descrizione idillica in cui la campagna si presenta nei colori più vivi dell’estate apre La libellula, articolo a firma di Michele Lessona, pubblicato il 19 giugno 1884, nel n. 25, anno IV, del “Giornale per i bambini”. Nel quadretto campestre le notazioni dedicate alle abitudini dell’insetto conducono l’occhio dalla pagina («con un libro in mano») all’osservazione della natura.

Fondato nel 1881 da Ferdinando Martini, il “Giornale per i bambini”, costola del “Fanfulla della Domenica”, ospita negli anni le firme prestigiose di Ida Baccini, Luigi Capuana, Gabriele D’Annunzio, Salvatore Farina, Emma Perodi, Giuseppe Rigutini, Luigi Sailer, Matilde Serao, Anna Vertua Gentile, Yorick.

Alla direzione del periodico subentra dal 1883 Carlo Lorenzini (Collodi), che proprio a queste colonne affida (tra il luglio 1881 e il febbraio 1883) La storia di un burattino, consegnando ai suoi piccoli e appassionati lettori le avventure di Pinocchio, destinate a diventare uno dei più fortunati racconti di formazione dell’età moderna.

Nella varietà di temi e di linguaggi, mediati “per i bambini”, fin dai primi numeri del “Giornale” acquista rilievo la divulgazione della conoscenza scientifica: in questo ambito, accanto agli interventi di Carlo Anfosso, Amos Blascontini, Angelo Bruschi, Achille Cecovi, Luigi De Marchi, Paolo Lioy, Paolo Mantegazza, si segnalano per struttura e soluzioni espressive gli articoli di Michele Lessona, docente di zoologia e di anatomia comparata all’Università di Torino.

Noto per aver tradotto le opere di Darwin (per l’Unione tipografico-editrice di Pomba, L’origine dell’uomo, 1871; Viaggio di un naturalista intorno al mondo, 1872; La formazione della terra vegetale per l’azione dei lombrici, 1882), Lessona aveva ottenuto grande fama con Volere è potere (1869), raccolta di biografie di uomini notevoli, concepita sul modello di Self-help (1865) del britannico Samuel Smiles, e con la raccolta di articoli divulgativi Conversazioni scientifiche (1865-1874), innovativa proposta di condivisione della scienza come sapere libero, collettivo, non esclusivo degli specialisti.

Un’illustrazione del “Giornale per i Bambini”, Roma, Tipografia Bencini, 14 luglio 1881. La rivista è conservata ad Apice nella Collezione ‘900 Sergio Reggi

 

La collaborazione con il “Giornale per i bambini”, concepita da Lessona come impresa familiare, si avvale della penna della seconda moglie, Adele Masi, autrice di molti pezzi (alcuni dei quali firmati poi dal marito).

Con un’articolazione di temi comune a molti articoli, ne La libellula l’informazione scientifica è proposta in prima battuta attraverso una descrizione che si avvale di parole di registro colto o addirittura aulico («al rezzo presso un ruscello sotto i salici»), con un’ambientazione borghese, di stampo letterario («con un libro in mano»).
Precorrendo l’approccio novecentesco dell’etologia, l’autore si concentra quindi sulla vita e sulle abitudini della libellula:

Questi insetti passano nell’acqua la loro prima vita, e allora, più voraci che mai, si aggirano in cerca di animaletti sommersi; allora non hanno ali; quando queste sono spuntate, la libellula sale lungo lo stelo di una pianticella fin sopra il livello dell’acqua, spiega le ali, che si rasciugano al sole, e si abbandona al volo.

 

Alla componente culturale e linguistica, e in particolare alla riflessione sul nome dell’insetto (come testimonianza di comportamento), si riconosce un ruolo fondamentale nel processo di apprendimento della conoscenza scientifica. Osservati i nomi nelle lingue europee:

Le libellule hanno nelle lingue e nei dialetti nomi diversi, alcuni graziosi, alcuni brutti o assurdi. Gli Inglesi chiamano comunemente le libellule Mosche-draghi, ma le chiamano anche Aghi del diavolo, Aspidi volanti, Pungitori di cavalli, Mangiatori di serpi, Medici di serpi.

 

Lessona si interroga su alcuni aspetti della nominazione italiana:

In Piemonte danno due nomi alle libellule. Il primo, che è il meno diffuso, è Sgnuora o Sgnuoretta, in cui è facile ravvisare Signora o Signoretta, e che quindi è affine al francese. Il secondo stranissimo è Preivi, vale a dire Prete.

come qualche anno dopo farà Carlo Salvioni nel saggio Lampyris italica. Saggio intorno ai nomi della “lucciola” in Italia (1892), dove il riferimento all’etimologia e alla distribuzione areale diventerà sistematico.
Il dialetto richiama il folklore, nella forma di canzoni, filastrocche, modi di dire, in genere raccolti dall’esperienza personale:

Nel Vercellese i ragazzi, nell’estate, in campagna, tengono ritto in mano un bastone, o una verghetta, e invitano le libellule a posarvisi sopra, cantando:

Signoura d’na sgnorëtta
Ven su la mia bachëtta,
Preivi d’un preivïoun
Ven sul me baston.

Il Piemonte si conferma “campo” privilegiato di un’osservazione e di un ascolto di prima mano:

In Piemonte vi furono recentemente due grandi invasioni di libellule, una nel 1867, l’altra nel 1874. Nella seconda invasione gli sciami innumerevoli rimasero quasi due mesi stazionari in qualche tratto dei dintorni di Torino.

 

Dal campo dell’etologia e del folklore alla notazione morale il passo è breve. Il sugo della storia non può non dare voce alla letteratura, chiudendo il cerchio di una proposta di divulgazione a tutto tondo, in cui la conoscenza scientifica rivela la sua complessità culturale e lascia intuire un preciso disegno pedagogico:

Pittori e poeti sovente hanno raffigurata la libellula. […] Victor Hugo ha su questo grazioso insetto alcuni versi, che qui riferisco tradotti letteralmente: «Quando la libellula dorata se ne va volando al partire degli inverni, sovente la sua veste variopinta, sovente l’ala sua è lacerata dai mille dardi dei verdi cespugli.
Così, o gioventù fragile e vivace, che, smarrendoti da ogni parte, voli dove il tuo istinto ti chiama, sovente laceri l’ala tua alla spina del piacere».

 

 

 

Elena Felicani
Vocabolario Dantesco
Università per Stranieri di Siena