L’eredità della poesia delle donne. Un seminario

20 Ottobre ore 14.30, Aula seminari del Dipartimento di studi letterari, filologici e linguistici (piano terra). E online, su piattaforma Teams, a questo link
L’antologia Poetesse del Novecento, curata da Eugenio Montale e Maria Luisa Spaziani, è stato l’ultimo “pesce d’oro” pubblicato da Giovanni Scheiwiller prima di lasciare la casa editrice al figlio Vanni.
Era il dicembre del 1951. L’avventura editoriale di Giovanni aveva preso il via un quarto di secolo prima, nel ’25, con la collana “Arte Moderna Italiana”. Poi, dal ’36, a quella prima serie si era affiancata appunto la leggendaria collanina in 32° “All’Insegna del Pesce d’Oro”, inaugurata dalle 18 poesie di Leonardo Sinisgalli: “guizzante” esordio poetico di una delle voci della giovane “poesia nuova” che Scheiwiller non solo tenne a battesimo, ma seguì e accompagnò fino all’affermazione piena. Adesso, al capo opposto della traiettoria, anche l’ultimo battito di coda dei pesci d’oro diretti da Giovanni segna una piccola “milestone” – una tappa memorabile per la storia della sua impresa editoriale, e non solo. Intanto per la selezione di voci che, pur nella fisionomia minimale per ragioni di “formato” (solo nove autrici, poco più di una trentina di poesie), Poetesse del Novecento propone ai suoi lettori. Accanto a nomi un po’ più arretrati (e allora abbastanza ovvi: Aganoor Pompilj, Ada Negri, Amalia Guglielminetti…), a colpire è l’inclusione non solo di alcune voci da poco giunte ad una certa notorietà (come Antonia Pozzi, la cui silloge postuma Parole, del ’39, era stata appena riedita nello Specchio di Mondadori nel ’48, con la prefazione proprio di Montale; o la trentenne Margherita Guidacci, ancora piuttosto fresca d’esordio per Vallecchi, nel 1946, con La sabbia e l’angelo); ma addirittura di un paio di vere e proprie esordienti, che in quel momento non hanno ancora pubblicato neppure una plaquette. La prima è la stessa Spaziani, classe 1921 – che già nel ’54, d’altronde, vedrà accolto il suo Le acque del sabato nel catalogo dello Specchio. L’altra – e qui l’effetto “passaggio di testimone” non potrebbe essere più nitido – è una giovanissima, appena ventenne Alda Merini.
Anche se già l’anno prima il suo mentore Giancinto Spagnoletti ne aveva accolto un paio di liriche nella sua Antologia della poesia italiana: 1909-1949 (Guanda 1950), l’ingresso in Poetesse del Novecento vale come una sorta di atto inaugurale della lunga liaison di Merini con i tipi di Scheiwiller – liaison che di lì in avanti sarà poi soprattutto Vanni a saper custodire e coltivare. All’Insegna del Pesce d’Oro usciranno così Paura di Dio, nel ’55; quindi Tu sei Pietro, nel ’62; e soprattutto – a oltre vent’anni di distanza, dopo l’esperienza traumatica dell’internamento psichiatrico – il fondamentale La Terra Santa, 1984.
Da un altro punto di vista, Poetesse del Novecento sembra in qualche modo inaugurare “di fatto” – come è stato osservato – un genere editoriale destinato, nei decenni seguenti, ad una sintomatica, preziosa e insieme ambigua vitalità: quello appunto dell’antologia poetica contemporanea al femminile, su base “gender”. Naturalmente non è il caso di sopravvalutare intenti ed effetti di un’operazione – quella scheiwilleriana – del tutto estranea alle connotazioni ideali, e ideologiche, che la formula assumerà vent’anni dopo, quando l’avvento del cosiddetto femminismo della seconda ondata – tra sessantotto e primi anni settanta – esprime ed interpreta una potente esigenza di ripensamento e messa in questione dei rapporti fra i sessi anche nel sistema della cultura, della letteratura – e della poesia stessa. A testimoniare nel modo forse più vivido questa momento è pur sempre un’antologia – un’antologia dedicata non alla poesia femminile (a scongiurare equivoci “sostanzialisti”) né femminista (stante l’apertura ben più ampia del calibro campionatorio) ma alla poesia delle donne o, meglio, alle Donne in poesia: così recita il titolo del volume che Biancamaria Frabotta dà alle stampe, nel ’74, per l’editore Savelli – con un nutrito e affilatissimo corredo, peraltro, di apparati e materiali (dall’impegnativo saggio introduttivo di Frabotta stessa fino all’appendice, con le risposte al questionario da lei sottoposto a tutte le autrici coinvolte). Ė il punto d’avvio di un assillo critico che nei decenni successivi, tra avvitamenti stalli e rilanci, ha continuato ad interrogare – e tuttora non può non interrogare – chiunque si occupa di poesia contemporanea. Con le sue aporie irrisolte, magari; ma anche con le irrefutabili istanze di verifica e revisione critica che ci impone, rispetto alle logiche che hanno governato e governano l’accesso ai circuiti di pubblicazione, e poi ai processi di valorizzazione, ai rituali e dispositivi di costruzione del canone.
- Poetesse del Novecento, a cura di Eugenio Montale e Maria Luisa Spaziani, Milano, All’insegna del Pesce d’Oro, 1951
- Donne in poesia, a cura di Biancamaria Fabrotta, Roma, Savelli, 1974
Per questa ragione, insieme a Elisa Gambaro, abbiamo deciso di dedicare la 6a edizione del seminario “I poeti di Apice” a L’eredità della poesia delle donne. Ricerche d’archivio e nuovi canoni (1970-2020). Con uno sguardo mobile e sghembo, giocato sull’intreccio e l’interferenza fra sondaggio del presente e memoria del passato, in apertura Marianna Marrucci (Università per Stranieri di Siena) esplorerà il linguaggio di una poeta e performer fra le più consapevoli della scena poetica attuale (Un’autrice “allo specchietto retrovisore”: la ricerca poematico-genealogica di Rosaria Lo Russo). A seguire Lorenzo Cardilli (Politecnico di Milano) ci condurrà a Immaginare un archivio per Cristina Annino, utilizzando le carte ancora private dell’autrice (da poco scomparsa) per illuminare alcuni snodi della sua lunga quanto tortuosa traiettoria poetico/editoriale. Jordi Valentini (Università degli Studi di Torino) chiuderà il seminario con l’intervento Poesia delle donne e editoria alternativa: le «Nuove Autrici» nella rivista «L’Orsaminore» (1981-1983), riportando alla luce un episodio ulteriore, e quasi dimenticato, del seminale lavoro critico e curatoriale di Frabotta.
L’appuntamento è per venerdì 20 ottobre, ore 14.30, presso l’Aula seminari del Dipartimento di studi letterari, filologici e linguistici (piano terra). Sarà possibile seguire i lavori del seminario anche a distanza, via piattaforma Teams, collegandosi a questo link.
Stefano Ghidinelli
Università degli Studi di Milano