12 ottobre 2022

Vent’anni dopo

Alcune copertine del Fondo Scheiwiller

Come insegna il romanzo di Alexandre Dumas, vent’anni dopo si può essere catturati dalla nostalgia e persino dalla tristezza del tempo che se ne è andato, di alcune illusioni cadute. Tuttavia, i vent’anni significano anche una maturità raggiunta, la possibilità di iniziare a narrare la propria storia, entrando in una fase della vita che, consapevole del passato, guarda all’avvenire. Apice nacque nell’ottobre del 2002 e l’intuizione della sua nascita, ed è un punto che non si potrà e dovrà mai dimenticare, si deve all’allora rettore Enrico Decleva, che, con la sapienza dello storico e la passione per il libro, contribuì a rendere questo particolare Archivio un gioiello dell’Università degli Studi di Milano. Grazie dunque, vent’anni dopo, in primo luogo, a tutti coloro che, a partire da Enrico Decleva, hanno contribuito, in questo periodo, a rendere Apice ciò che è, un punto di riferimento internazionale nella conservazione e valorizzazione di fondi bibliografici e archivistici, in primo luogo del Novecento. Senza ripercorrerne l’intera storia, che come ogni storia ha avuto i suoi momenti bui e le sue crisi, basterà ricordare che Apice oggi conserva più di 60 fondi e circa 110.000 volumi rari e preziosi. I nomi che troviamo in essi sono una coinvolgente narrazione della cultura del Novecento, che accanto alla dimensione culturale genera momenti di rara intensità e di grande impatto, anche emotivo, e non solo per lo storico dell’editoria, per il filologo o lo studioso d’arte.

Il rapporto tra l’occhio e l’immagine ha infatti una storia stratificata e ogni epoca, di conseguenza, sviluppa una propria concezione della relazione tra l’immagine e la parola, inserendola in una molteplicità di snodi simbolici che ne disegnano la complessità. Immergersi oggi in Apice, in un’epoca dove l’orgia massmediatica e il trionfo del virtuale sembrano annullare la forza dell’immagine, restituisce un’esperienza culturale in cui le immagini e le parole con cui il mondo ci appare, e con cui disegniamo la nostra storia, non sono né configurazioni che agiscono in base a immutabili principi, né un fluire di contingenze che hanno senso solo all’interno di specifiche “contestualizzazioni”: lo sguardo che descrive ha un senso che articola le sue forme essenziali in oggetti, in una cultura materiale che ci restituisce la qualità del tempo. Attraverso le raccolte e i volumi di Apice si può dunque individuare un filo rosso teorico, che coglie nell’immagine  e nella parola non semplicemente riproduzioni del reale, bensì rappresentazioni che ne afferrano il valore espressivo,  liberandolo da tutte le determinazioni semplicemente fortuite e accidentali e cogliendone “il punto focale”.

Indicano così la strada da seguire: non solo incrementare il patrimonio, patrimonio non solo della nostra Università bensì dell’intera cultura italiana, ma rinnovare anche le proprie infrastrutture, iniziare a progettare il proprio trasferimento – che sarà a Città Studi, nel polo museale di Unimi – in un luogo ampio, con caratteri architettonici tipicamente novecenteschi, dove Apice potrà proseguire la propria valorizzazione, il percorso di studi e ricerche che ha generato negli ultimi vent’anni attraverso tesi, volumi, saggi scientifici. Grazie dunque a tutti i docenti, studenti, studiosi che hanno contribuito al lavoro comune e che hanno la certezza che esso continuerà nel tempo e per costruire tempo.

Apice, nei suoi vent’anni, ricorda così, sempre di nuovo, non solo il valore del libro, degli archivi dell’immagine, ma un compito preciso e ineludibile dell’Università: innovare, senza dubbio, ma anche non dimenticare mai che la storia è madre e maestra e che noi proveniamo da un passato di cui dobbiamo cogliere il senso e il valore,  la traccia visibile di un’attività spirituale, energetica, passionale, di una temporalità che non perde il proprio senso storico e produttivo traducendosi in porzioni finite di spazio.

 

           Elio Franzini
Magnifico Rettore
Università degli Studi di Milano