05 novembre 2023

Tra archivio e biblioteca: spigolature dal Fondo Bemporad

Esercizi. Poesie e traduzioni, Giovanna Bemporad, Venezia, Urbani & Pettenello, 1948

Giunto al Centro Apice alla fine del 2013 – per diretta volontà e interessamento dell’erede, il nipote Pier Paolo Pascali – il Fondo Giovanna Bemporad (Ferrara, 19/11/1923 – Roma, 06/01/2013) è composto dall’archivio privato e dalla biblioteca personale della poetessa, spesso ricordata per aver tradotto l’Eneide  all’età di 16 anni (un «prodigio letterario», nel giudizio di Carlo Izzo), per aver ricercato senza tregua la perfezione nella versione dell’Odissea («l’opera della vita», in una sua definizione ricorrente), e per essere stata legata da profonda amicizia a Pier Paolo Pasolini («amico e antagonista», come lo dipinse nel 1995). Ma lo studio incrociato delle carte e dei libri di Giovanna Bemporad permette di tracciarne un ritratto più completo, non solo grazie alla rete di relazioni che emerge dalla corrispondenza, ma anche perché i suoi libri possono essere letti, essi stessi, come documenti, soprattutto nel momento in cui recano le tracce (dediche, postille, scritture a margine, sottolineature, interfolia) che ne testimoniano l’attività intellettuale, gli interessi letterari, il contesto storico e culturale all’interno del quale si è mossa. E se è vero, come diceva Luigi Crocetti, che «libri e carte sono da porre sullo stesso piano» e che «ciò che dobbiamo fare è disegnare una mappa», il Fondo Bemporad conservato al Centro Apice è senz’altro in grado di restituirci proprio la complessità di «tutte le tessere che servono a ricostruire il mosaico» (per usare ancora un’espressione di Crocetti) del profilo intellettuale e dell’attività culturale di Giovanna Bemporad che, nel corso di una lunga e laboriosa vita, si è dispiegata nei campi contigui della scrittura e della traduzione, un ambito di intervento, quest’ultimo, al quale sempre maggiore attenzione viene oggi riservata da parte dei translation studies, da qualche tempo impegnati a indagare proprio modi e forme dell’agency femminile nel contesto della mediazione e del transfert culturale.

Se, dunque, è già noto il ruolo giocato da Carlo Izzo nel sostenere la giovane traduttrice allora agli esordi (per cui si veda Carlo Izzo, Lettere a Giovanna Bemporad 1940-1943, Milano, Edizioni Archivio Dedalus, 2013), grazie ai documenti conservati in archivio è possibile precisare meglio il suo intervento e accostarlo direttamente alla firma di tanti importanti contratti editoriali (Bemporad, Vallecchi, Garzanti, Sansoni, Cederna, Morcelliana, Principato), soprattutto attraverso il ruolo di mediatore che svolse nell’introdurre Giovanna Bemporad a Leone Traverso, Vincenzo Errante e Mario Praz, tutte figure che assumeranno poi un ruolo determinante nel suo percorso professionale come traduttrice.

Sul piano strettamente biografico, l’archivio restituisce anche la misura delle difficoltà e degli ostacoli che Giovanna Bemporad ha dovuto affrontare negli anni del regime fascista, firmando i primi articoli con uno pseudonimo che non risultasse inviso alla censura (Giovanna Bembo), ingegnandosi per poter frequentare la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna (dove il solerte direttore, Albano Sorbelli, aveva vietato l’accesso a tutti gli utenti «non ariani» sin dal 1942), e infine sfollando, nell’autunno del 1943, a Fiesso Umbertiano, in provincia di Rovigo, da dove si mosse poi verso Casarsa, chiamata da Pasolini (si erano conosciuti, entrambi studenti, al Liceo Galvani di Bologna) per insegnare greco e inglese nella scuoletta di Versuta.

Ed è ora la volta della biblioteca, che reca la più dolce testimonianza di quegli anni in Friuli: vi sono infatti conservate le opere pubblicate da due ex studenti della scuoletta di Versuta (Bruno Bruni, Il ragazzo e la civetta. Percorsi di un allievo dell’Accademiuta di Pasolini e Ovidio Colussi, Nei giorni dell’Accademiuta. Versi e prose, entrambi Udine, Campanotto, 1993 e 1994), nei quali quell’esperienza si è sedimentata come cruciale e il ricordo di quegli anni è rimasto indelebile, come traspare dalle lettere accompagnatorie che si riferiscono alle «indimenticabili ore di scuola» e alla «stima smisurata» che gli antichi allievi provavano per lei.

Tra gli esemplari della biblioteca di Giovanna Bemporad, i volumi maggiormente postillati ­– con note manoscritte, solitamente aggiunte a matita sul margine, oppure intercalate al testo a stampa – sono, naturalmente, le numerose e diverse edizioni dell’Eneide, dell’Odissea, delle opere di Goethe, Hofmannsthal, Rilke, che testimoniano la sua attività di studio e traduzione, anche per il tramite di tanti interfolia, presenti tipicamente nella forma di scontrini, oppure di altri fogli volanti, inseriti a segnalare le pagine più frequentemente compulsate e meditate.

Tra le numerose dediche d’esemplare da parte di scrittori, poeti, traduttori che le inviano le loro opere, di cui non è possibile qui rendere conto, ci piace ricordare quella scritta da Elio Pagliarani sul frontespizio della Ragazza Carla e nuove poesie: «Giovanna / il nostro incontro nell’adolescenza / fu per me catalizzatore di poesia; / e dunque questa rassegna del mio lavoro / almeno in parte ti riguarda di persona»; insieme a quella apposta da Maria Luisa Spaziani sul frontespizio di Transito con catene: «A Giovanna / mettendole in mano / con molta trepidazione / questa parte della mia vita».

Infine, a conferma del fatto che la lettura è una delle attività più insondabili, si può rilevare come nella biblioteca di Giovanna Bemporad i volumi di Pasolini e quelli di Sbarbaro, presenti in gran numero, non rechino però mai tracce di lettura né dediche d’esemplare, un’assenza che non rende conto del profondo rapporto di amicizia che ha unito i due autori alla poetessa, ma che è possibile correggere e colmare proprio consultando le carte conservate nell’archivio, dalle quali emerge una lunga e proficua consuetudine di scambio e di dialogo.

 

Roberta Cesana
Università degli Studi di Milano
Dipartimento di Studi storici