09 marzo 2021

L’etichetta maledetta

Pulsatilla sexuata: racconti di fantascienza (Carlo Della Corte, Milano, Sugar, 1962 – Fondo Scheiwiller)

Ci sono tradizioni letterarie nella quali l’immaginazione non ha gran fortuna, o forse ne ha soltanto in forme specifiche, per così dire “autorizzate” dalla consuetudine colta e da quella formativa, mentre altre narrazioni, pur senza motivo apparente, rimangono relegate nelle aree periferiche, nei “territori comanche” che separano i buoni dai cattivi in ogni tipo di conflitto. La Letteratura italiana (e la maiuscola è del tutto intenzionale) ha sempre esibito un consapevole disinteresse per la fantascienza come genere letterario. Ben lo sa Carlo Pagetti, forse il primo a integrare esplicitamente la fantascienza nella didattica e nella ricerca universitaria, e non a caso titolare del merito di aver portato ad Apice il prezioso Fondo Darko Suvin. Prima di questa azzardata sperimentazione accademica, Brave New World, di Aldous Huxley (la cui edizione del 1955 è disponibile in Apice) e Noi (1963, nel Fondo Antonio Porta) di Evgénij Zamjàtin occupavano un territorio indefinito, genericamente utopico e certamente letterario, tuttavia costellato di termini proibiti: tipo, appunto, fantascienza.

Ti con zero (Italo Calvino, Torino, Giulio Einaudi Editori, 1967 – Fondo Mario Soldati)

Nelle collezioni del Centro Apice le narrazioni integrabili in questo sfortunato genere letterario sono disseminate nei fondi più disparati, dal Fondo Antonio Porta alla Collezione BUR, dal Fondo Mario Soldatial Fondo Scheiwiller. Nella nobile lista dei capolavori letterari, in altri termini, si cerca di svicolare quando si tenta di collocare George Orwell o William Golding. Desta meno imbarazzo il popolarissimo, ma mai considerato letterario, romanzo di H. G. Wells, La macchina del tempo, uscito in Italia nel ’59 (nella Collezione BUR): Wells, lo si sa, è uno scrittore “minore” del canone letterario britannico. Poco rilevante per definizione e ibrido per formazione, egli non disturba troppo, allo stesso modo di Jules Verne, con il quale peraltro ha avuto a che dire, a suo tempo, per via del modo in cui l’autore francese, in Dalla terra alla luna (1959, nella Collezione BUR), aveva configurato un viaggio simile a quello wellsiano, alla conquista del satellite della terra.

Più complicato, a proposito di pianeti e satelliti indisciplinati, è il caso di Italo Calvino che, dopo essersi misurato con le meraviglie immaginifiche della creazione e della scienza nelle sue Cosmicomiche (1965), si innamora a sufficienza del suo personaggio dal nome impronunciabile – Qfwfq – da rimandarlo in scena in quel piccolo gioiello che è Ti con zero, una raccolta di 11 racconti e in tre parti, pubblicata addirittura da Einaudi nel 1967 (nel Fondo Mario Soldati). Non sarebbe stato proprio possibile, all’epoca, definire fantascienza un volume di un autore così prestigioso, pubblicato da una casa editrice altrettanto prestigiosa e un tantino paludata. Perciò si studiano altre definizioni.

In anni di poco successivi il genere letterario tanto vituperato verrà etichettato come una sorta di strumento di previsione a mezzo immaginazione, in uno dei pochissimi tentativi critici di affrontare questo ambito: La giungla del futuro – che pure è un volumetto prezioso e utilissimo, con una splendida copertina di Andrea Pazienza –  si sottotitola, probabilmente per ragioni di marketing, Guida al mondo del futuro (1978, nel Fondo Antonio Porta). Francesco Mei, l’autore di questo volume, non a caso è americanista con una lunga esperienza statunitense di vita e di insegnamento, ed è forse per questo capace di spingere lo sguardo oltre le consuete stereotipizzazioni di genere.

La giungla del futuro : guida al mondo del domani attraverso la fantascienza (Francesco Mei, Roma, Cooperativa scrittori, 1978)

Quest’ultimo termine conduce a una significativa considerazione conclusiva: genere letterario e genere sessuale sembrano affetti, in questo come in altri casi, a un processo discriminatorio a incremento progressivo. Se di fantascienza, nella ricerca e nella formazione come pure nella creazione letteraria italiana, sembra essercene poca, la fantascienza delle donne è di fatto invisibile. I grandi nomi della fantascienza americana degli anni ‘70, quella della svolta femminista e del potenziamento dei temi sociologici, sono ancora poco rappresentati, quasi tutti nel Fondo Darko Suvin: qui compaiono Ursula K. Le Guin, Judith Merril e Joanna Russ (autrice peraltro portata in Italia da Oriana Palusci, altra accademica con una inusuale passione per questo genere. E con una azzardata escursione nei margini, troviamo anche qualche prezioso volume di Samuel R. Delany, glottologo, nero e omosessuale, spesso dimenticato per le ragioni appena indicate.

È bene che il viaggio attraverso le sorti difficili della fantascienza si concluda con la menzione di un gustoso volumetto, semisconosciuto ma in realtà e per vari motivi molto interessante, di un tal Carlo Della Corte, intitolato Pulsatilla sexuata: racconti di fantascienza (1962, nel Fondo Scheiwiller). Si tratta di 12 storie, molto radicate nella quotidianità italica, per certo molto maschili ma anche ironiche e divertenti, nel loro ipotizzare pianeti gemelli, alieni emarginati, misteriose creature femmine e mariti congelati che di certo in diverse occasioni sarebbero più utili e meno ingombranti di quelli veri. Insomma, una satira divertente e ben congegnata che per certo sarebbe stata più fortunata se avesse eluso, appunto, l’etichetta maledetta.

 

Nicoletta Vallorani
Università degli Studi di Milano