18 febbraio 2021

L’archivio di John Alcorn ad Apice 2011-2021

John Alcorn

Nel 2009 ero stata chiamata da Alberto Cadioli, allora presidente di Apice, a collaborare a un libro celebrativo per i sessant’anni della BUR, per il quale avrei dovuto ricostruire la stagione alcorniana, quando all’inizio degli anni settanta lo storico marchio editoriale veniva ridisegnato dall’americano John Alcorn, appena trasferitosi in Italia con alle spalle una solida esperienza professionale in ambito editoriale e pubblicitario. Era stato l’editore Mario Spagnol a non lasciarsi sfuggire l’opportunità di rinnovare la grafica editoriale italiana di matrice razionalista con una ventata pop, affidandosi a un artista che aveva fatto parte dell’allora mitico Push Pin Studios, la cui variopinta varietà stilistica era approdata nel ‘71 anche in Italia attraverso la tappa milanese della mostra The Push Pin Style, che da Parigi avrebbe fatto il giro del mondo.

Mi avvicinai alle ricerche con l’entusiasmo e l’ingenuità di una ricercatrice alle prime armi, convinta che nell’archivio dell’editore avrei trovato tutti i documenti necessari. Dopo qualche settimana di lavoro, avendo a disposizione solo alcuni armadi con il pubblicato, non sempre in prima edizione, mi resi conto che i materiali a disposizione non rispondevano alle esigenze della ricerca. Se non era possibile ricostruire il restyling compiuto da Alcorn con i documenti conservati dall’editore, ben più improbabile sarebbe stato affidarsi al sistema bibliotecario nazionale in assenza di una sistematica catalogazione dell’autore della copertina ma soprattutto per la scarsa conservazione delle copertine originali a favore di rilegature adatte alla pubblica lettura.

La situazione mi rendeva evidente l’importanza del progetto che l’allora Rettore della Statale, Enrico Decleva, stava mettendo a punto con la costituzione di Apice – un centro di raccolta di archivi editoriali di diversa natura – e sognai di poter fare arrivare il prezioso archivio custodito oltreoceano dal figlio Stephen Alcorn.

Ricordo la telefonata fatta dagli uffici Rizzoli a Stephen Alcorn, la mia timidezza e la sua calorosa accoglienza, e l’immediata disponibilità a fornire informazioni nonché preziose scansioni di bozzetti originali che permettevano immediatamente di entrare nel processo creativo e produttivo delle copertine della BUR. Ricordo con altrettanta riconoscenza i cinque giorni passati nella tenuta di Stephen e Sabina Alcorn nello Stato di NY, assistiti da Phillys, la moglie di John Alcorn, a lavorare ininterrottamente per stendere un elenco completo dei materiali da presentare al Consiglio di Apice per l’avvio del contratto di comodato d’uso ventennale. La meraviglia e lo stupore di vedermi passare velocemente centinai di splendidi disegni originali, ordinati e custoditi con estrema cura e profonda conoscenza dal figlio Stephen, disposto con generosità a passare il testimone della custodia dell’archivio.

Era il 2011 quando i materiali approdavano ad Apice e iniziava il riordino, il condizionamento conservativo e la catalogazione che hanno permesso in breve di realizzare la monografia John Alcorn Evolution By Design (edita da Moleskine, con il design di Marina Del Cinque) curata da me e Stephen Alcorn che per l’occasione ha soggiornato a Milano con una borsa di ricerca della Virginia Commonwealth University (Richmond, VA) presso cui è professore ordinario di belle arti.

A distanza di qualche anno possiamo constatare con chiarezza quanto il comune lavoro condotto sull’archivio Alcorn sia stato essenziale per ridare visibilità a un grande interprete dell’illustrazione e della grafica, dopo l’oblio subito per la morte prematura avvenuta nel 1992, in un momento di cambiamento storico, quando la tecnologia avrebbe velocemente soppiantato il lavoro manuale, di cui Alcorn è stato uno tra gli ultimi grandi interpreti.

 

Marta Sironi
Università degli Studi di Milano