05 novembre 2023

Interferenze poetiche: Giovanna Bemporad traduttrice

Il Seminario si svolge lunedì 20 novembre alle ore 16.00 presso l’Aula 113 di via Festa del Perdono 3 dell’Università degli Studi di Milano

 

Poesie e traduzioni poetiche escono congiunte nell’opera di Giovanna Bemporad, Esercizi, pubblicata per la prima volta nel 1948, a Venezia, presso la piccola casa editrice di Walter Urbani e Nino Pettenello. L’edizione offre una contiguità – alle poesie seguono le traduzioni – che invita il lettore a un facile sconfinamento, tra versi propri e parole altrui, e suggerisce la permeabilità di questa scrittura poetica. La giovane poetessa risillaba il suo immaginario più profondo in ascolto di una lirica universale, – dalle poesie indiane a quelle saffiche, da Omero a Rilke, da Mallarmé a Valéry – assorbe, consuma, rilascia ogni singolo verso in un esercizio traduttivo che anticipa o meglio accompagna tutto il suo itinerario poetico.
Il Seminario di Apice, in programma il 20 novembre in occasione dei cento anni dalla nascita di Giovanna Bemporad, intende indagare questo processo di appassionata contaminazione e promuovere il dialogo tra le diverse voci delle letterature da cui attinge la traduttrice: le relazioni, dedicate alle traduzioni dal latino, dal francese, dal tedesco e dall’inglese, si propongono come singoli approfondimenti di un esercizio assimilativo che procede per infinite negoziazioni e caratterizza un’intera produzione poetica, prima e ben oltre l’edizione del 1948 di Esercizi. Una negoziazione che risente della contemporaneità e crea incessantemente punti di contatto con altre traduzioni italiane degli stessi versi, lungo traiettorie oblique, più o meno affini, più o meno distanti. Se il magistero di Carlo Izzo, traduttore e insegnante, incoraggia il talento di Giovanna Bemporad ancora adolescente, personalità come quelle di Leone Traverso e Vincenzo Errante offrono alle sue ambizioni letterarie la prospettiva di uno status di traduttore – uno status socio-economico quanto autoriale –  che nei primi anni Quaranta si sta affermando con successo: le loro versioni poetiche – creazioni, sebbene riflesse – unitamente a quelle di Beniamino Dal Fabbro,  Manara Valgimigli e altri, permangono un costante riferimento, un corpus interlocutorio con il quale Bemporad si confronta, spesso verso per verso, in cerca di una identità poetica singolare e condivisa. L’edizione successiva degli Esercizi, all’interno della prestigiosa collana verde «Poesia» di Garzanti, pubblicata nel 1980, è il suggello della canonizzazione di Bemporad come poetessa: le traduzioni vengono riproposte, parte imprescindibile – lo sottolinea una lucida presentazione di Giacinto Spagnoletti – della creatività dell’autrice. Alcune varianti – trasformazioni sintattiche, correzioni di punteggiatura, sostituzioni lessicali volte a concretizzare le immagini più dell’effetto che possono produrre – indicano nell’aggiornamento traduttivo una maggiore disinvoltura dai modelli più prestigiosi e più autonomia rispetto a quella grammatica ermetica della traduzione che Bemporad via via rifiuta fermamente.
A distanza di trent’anni da quella garzantiana appare nel 2010 un’altra versione dell’opera di Bemporad, dal titolo Esercizi vecchi e nuovi, pubblicata a bassa tiratura nella collana “Lumen Poesia” delle Edizioni Archivio Dedalus, ristampata, nel 2011, con il medesimo titolo, con la curatela di Valentina Russi, presso la collana di poesia Luca Sossella Editore.  La differenza sostanziale rispetto alle edizioni precedenti concerne la struttura della silloge che offre solo le poesie di Bemporad, in parte riviste e arricchite di nuove integrazioni. Se la soppressione dello specimen di traduzioni valorizza la voce singolare della poetessa, la mancanza di quel confronto serrato con le parole altrui impoverisce la raccolta poetica del suo percorso intimo di consolidamento e rende meno significativo il termine, che pur il titolo mantiene, di esercizi. La traduzione esibisce proprio quella sorta di agone verbale che anima per intero la raccolta di versi e che il Seminario, Interferenze poetiche: Giovanna Bemporad traduttrice, ricolloca opportunamente al centro. L’archivio di Apice offre un materiale prezioso all’indagine – bozze di stampa, redazioni manoscritte e dattiloscritte delle singole versioni – e permette di analizzare i diversi movimenti di un certame poetico che l’autrice di Esercizi conduce, innanzitutto, con sé stessa.

La prima relazione del Seminario è dedicata alla traduzione delle Bucoliche di Virgilio a cui la poetessa lavora all’età di 16 anni: l’ambizioso apprendimento poetico prende forma nel dialogo serrato con il poeta latino – resterà un mentore estetico ed esistenziale costante nella vita di Bemporad – e con una versione moderna di riferimento, quella di Giovanni Aldini, pubblicata nel 1926. Seguiranno una relazione di chi scrive e una di Marco Castellari rispettivamente sulle traduzioni dal francese e dal tedesco.  I poeti d’Oltralpe scelti da Bemporad – Baudelaire, Verlaine, Rimbaud, Mallarmé, Valéry – sono febbrilmente frequentati dai poeti italiani degli anni Quaranta e costituiscono una palestra privilegiata per identificarsi e distinguersi da una koinè poetica nazionale sempre più autorevole. La cifra poetica di Bemporad si delinea via via, dal ritorno ossessivo di tematiche e stilemi già cari alla tradizione baudelairiana, alle suggestioni più oscure di Mallarmé – che Bemporad affronta, nel poema pluritradotto Après-midi d’un faune – fino alla sobrietà più innovativa del rude exercice di Valéry.
Le versioni dal tedesco rappresentano, accanto a quelle dal greco e dal latino, l’impegno più duraturo e significativo di Bemporad traduttrice: Castellari si propone di analizzare la poesia tedesca classico-romantica, in particolare l’esercizio traduttivo di alcune liriche di Goethe, Hölderlin e Novalis, in  stretto rapporto con il palinsesto italiano più o meno contemporaneo .
Chiude il Seminario la relazione di Teresa Franco dedicata ad alcune prove di traduzione delle poesie di Robert Frost, di cui è preziosa testimonianza il carteggio con un’altra traduttrice del tempo, l’amica Gabriella Bemporad.
Fra bozze, lettere, traduzioni da più lingue in differenti edizioni, il Seminario di Apice intende rappresentare l’atelier creativo di Giovanna Bemporad e il gioco di interferenze che ne anima, addentro, la poesia.

 

Alessandra Preda
Università degli Studi di Milano