08 luglio 2020

Il fotogiornalismo negli anni settanta. Lotte, trasformazioni, conquiste

Il fotogiornalismo negli anni settanta. Lotte, trasformazioni, conquiste, a cura di Raffaele De Berti e Irene Piazzoni, Milano, SilvanaEditoriale, 2020.

Questo volume è frutto del convegno di studi “Il fotogiornalismo negli anni Settanta” promosso nel dicembre 2017 dal Centro Apice (Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale) dell’Università degli Studi di Milano. Esso prosegue un filone di ricerca che è nel DNA del Centro Apice, in particolare quello avviato sulla scia dell’acquisizione dell’archivio fotografico del quotidiano “La Notte”, al quale era già stato dedicato un seminario, “Scatti di cronaca”, nell’ottobre del 2016. Iniziative, entrambe, che non sono affatto un approdo, semmai segnano un punto di partenza per altri progetti che sono in cantiere. Del resto il materiale a disposizione è ricchissimo: stiamo parlando di circa 100 mila fascicoli – tra foto stampate e negativi – per l’archivio della “Notte”, senza dimenticare che Apice possiede altro materiale fotografico in diversi fondi. Apice: archivi della parola e dell’immagine appunto, come dicono le prime tre lettere dell’acronimo. Da qui l’intenzione di lavorare sul tema, per molti versi affascinante oltre che ineludibile, dell’intreccio tra dimensione testuale e discorsiva, da una parte, e dimensione iconica, dall’altra, nella stampa periodica: una linea tracciata fin dal convegno, sempre a nostra cura, “Forme e modelli del rotocalco italiano tra fascismo e guerra” – i cui atti sono stati pubblicati nel 2009 – concentrato sugli esordi di un prodotto cardine dell’industria culturale italiana del Novecento, che proprio sull’uso della fotografia faceva leva, in sintonia con l’evoluzione internazionale del genere. Una medesima angolatura è stata adottata per il progetto che ha dato luogo al presente contributo, che, a partire dalle filosofie editoriali delle testate, vuole essere un’occasione di ricognizione e di riflessione su un’altra stagione fondante della storia del fotogiornalismo: gli anni settanta.

Quel lungo decennio, che iniziò con il Sessantotto, si presenta agli occhi degli storici magmatico e in veloce evoluzione, tanto più se si guarda alla scena italiana, e ricchissimo sotto molteplici aspetti: per gli eventi che lo attraversarono, per le trasformazioni profonde degli assetti economici, dei costumi, della famiglia, della coppia, della società tutta e, a maggior ragione, dei suoi soggetti più inquieti e dinamici – le donne e le giovanissime generazioni; e poi per le lotte civili, le proteste politiche, il terrorismo, le stragi, i fermenti internazionali; infine per l’universo dei consumi culturali e mediatici, ormai assunti come fondamentale bene identitario, relazionale, di loisir. Fu un momento di snodo, dunque, di metamorfosi, di crisi e cambiamento, non solo per il nostro Paese ma per l’Europa e tutto l’Occidente. E allo stesso tempo – per volgere lo sguardo al mondo in cui la fotografia e il fotogiornalismo attingevano ispirazioni e modelli – fu una fase oltremodo feconda per la sperimentazione nei campi delle arti, della comunicazione visiva, dell’informazione e di quella che fu definita “controinformazione”: da quel fervido laboratorio nacque la fotografia militante, ma anche la fotografia di cronaca, di costume, di viaggio, di moda fu investita dalle istanze di rinnovamento e adottò linguaggi più arditi.

La stampa fu protagonista e testimone di questi processi. E raccontò e interpretò anche attraverso l’immagine fotografica quel decennio. Quotidiani, settimanali, stampa popolare, riviste culturali, riviste politiche, secondo sguardi sempre diversi, trasmisero uno spaccato e una lettura di quella realtà multiforme e in movimento: la cronaca, il terrorismo, la violenza politica, le proteste sindacali, le manifestazioni dei giovani, la nuova immagine della donna, il femminismo, le trasformazioni del paesaggio e le lotte per la difesa dell’ambiente, i nuovi modelli divistici e le star del rock; e poi epocali accadimenti, come l’invasione della Cecoslovacchia o lo sbarco sulla luna; o le grandi tragedie nazionali, come la strage di piazza Fontana e il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro; o il tramonto di culture locali incalzate dalla “modernità”; e poi ancora il Festival del Parco Lambro raccontato da Toni Thorimbert e Giovanna Calvenzi, le occupazioni delle case nel quartiere romano di San Basilio colte dalla macchina di Tano D’Amico, i morti di mafia immortalati da Letizia Battaglia; e infine i grandi servizi da tutto il mondo di fotografi come Mario De Biasi e Sergio Del Grande per “Epoca”. E tutto questo in un momento in cui si stava trasformando la figura stessa del fotoreporter, in direzione di una sempre più spiccata e riconosciuta autorialità: una tendenza che, in quello stesso decennio, portò la fotografia dei reportage dai giornali ai libri monografici, alle mostre e alle collezioni dei musei.

Il volume raccoglie i contributi di studiosi di diversa matrice – storici della fotografia e delle arti visive, storici del cinema, storici del giornalismo e dei media, esperti di estetica, di comunicazione visiva e di cultura visuale – oltre a quello di un grande fotoreporter come Uliano Lucas. E si conclude con una sezione dedicata a tre archivi fotografici, scrigno di fonti preziose, naturalmente non solo per gli anni settanta, cu- rata da chi di questi fondi si occupa, da cui emergono la ricchezza, anche problematica, delle collezioni – che sono organismi ‘vivi’ – ed elementi nuovi: un solo esempio riguarda la presenza e il ruolo dei fotoreporter interni alle redazioni.

L’ambizione è che ne emerga non solo materiale di riflessione su un momento decisivo della storia del Novecento, ma anche, e soprattutto, la molteplicità di prospettive a cui un tale incrocio di competenze, professionalità, interessi, interrogativi può dare luogo e l’articolazione dei modelli di analisi che i singoli interventi potranno suggerire. Senza pretese di esaustività, l’ambizione è di proporre un ventaglio di ricerche già in atto o appena avviate, e di ribadire – e questa è la specificità del nostro intento e del nostro metodo – l’importanza del “momento” editoriale: non solo i soggetti, i tagli, gli sguardi dei fotoreporter, ma anche le scelte delle redazioni sul trattamento delle immagini e sul loro rapporto col testo, mai neutrali, bensì risultato delle posizioni politiche, dei target di lettori di riferimento, delle disposizioni estetiche, della struttura, della fisionomia e della tradizione delle singole testate. Un punto di vista che ci pare estremamente promettente, offrendo un vasto territorio di studi che attende di essere esplorato.

 

Raffaele De Berti e Irene Piazzoni

 

Nel volume interventi di: Pierre Sorlin, Gabriele D’Autilia, Tatiana Agliani, Uliano Lucas, Christian Uva, Maurizio Guerri, Irene Piazzoni, Adrian Bingham, Martin Conboy, Enrico Menduni, Raffaele De Berti, Rossella Menegazzo, Roberta Valtorta, Andrea Sangiovanni, Elena Mosconi, Cristina Formenti, Maria Canella, Francesca Tramma, Paolo Barbaro, Raffaella Gobbo.