01 novembre 2022

Il fondo Lagorio

L’armadio in cui Gina Lagorio custodiva il suo archivio

Donato nel dicembre del 2005 insieme al grande armadio antico che lo conteneva nella sua casa di Milano, l’archivio Lagorio è stato destinato ad APICE per volontà della scrittrice. Mancata poco prima della consegna, la sua volontà è stata immediatamente rispettata dalle figlie che hanno reso possibile il trasferimento. Come risulta dall’inventario a cura di Gaia Riitano che chiude il volume Gina Lagorio. La scrittura tra arte e vita pubblicato dalle Edizioni di Storia e Letteratura in occasione della donazione, l’archivio comprende anzitutto «l’epistolario amatissimo» (la definizione si legge nel romanzo Inventario), che conta più di ottocento corrispondenti soprattutto italiani (ma non mancano gli stranieri), tra i quali si trovano i maggiori esponenti della letteratura contemporanea: Arbasino, Bernari, Bilenchi, Caproni, Ceronetti, Flaiano, Fortini, Giudici, Primo Levi, Masino, Ortese, Pontiggia, Sereni, Soldati, Zanzotto. Figurano anche critici letterari (Asor Rosa, Binni, Dionisotti, Garboli, Pampaloni), intellettuali (Citati, Eco, mons. Ravasi), politici (Natta, Pertini, Rossanda), editori (Bompiani, Mursia, Scheiwiller, Vallecchi), giornalisti (Brera, Camilla Cederna, Colombo), musicisti (Muti), registi (Strehler).

Notevole spazio occupano poi i materiali relativi all’attività letteraria. Si tratta documenti vari raccolti in vista della composizione dei testi, di appunti manoscritti (per esempio indici provvisori e scalette di opere in fase di scrittura), prime versioni (quella del Bastardo di Savoia  “con tantissime modifiche”, seguita dalla “stesura prima della definitiva casereccia” e dalla “prima battitura a libro finito”) e bozze di stampa con correzioni autografe. In quanto professionista della mediazione editoriale (a proposito di editori, in una lettera Giulio Bollati si firma “il tuo primo e fedele lettore”), Gina Lagorio è stata attenta a tutte le varie fasi di trasformazione del testo in libro, e infatti il suo archivio raccoglie anche materiali impiegati per la promozione delle sue opere non solo in Italia, recensioni e rassegne stampa molto accurate, a testimoniare il successo (le interviste conservate sono molte) e la fama raggiunti. Fra le carte c’è ad esempio il dattiloscritto originale di un saggio di Geno Pampaloni, e Franco Fortini intesta una sua lettera alla “Cara (e giustamente famosa) Lagorio”.

Grande rilevanza hanno poi i materiali preparatori sia degli interventi saggistici (particolare consistenza hanno le carte relative agli studi su Fenoglio e su Sbarbaro, ma emerge chiaramente anche un interesse particolare per Piemonte e Liguria, diciture che contrassegnano due contenitori specifici), sia quelli relativi all’attività di critico militante, soprattutto articoli e recensioni. L’interesse per il teatro è testimoniato da molti documenti relativi alle opere scritte per la scena, ma anche da programmi teatrali e numeri di riviste come “Sipario”. Completano il fondo materiali utilizzati per l’attività radiofonica e interessanti carte relative all’impegno parlamentare, a partire dall’inedita dichiarazione programmatica: Perché accetto.

Fra gli inediti – che non mancano – ecco anche il Quaderno canadese e soprattutto Ferie italiane 1956, il resoconto di un viaggio in automobile da Savona verso Sud, seguendo prima la costa del mar Ligure e poi quella adriatica. Siamo in agosto, al volante il marito Emilio Lagorio, seduta dietro la piccola Simonetta. Il titolo del reportage ricorda l’amato Pave­se (Ferie d’agosto), ma soprattutto richiama la coscienza critica di una viaggiatrice che osserva curiosa le epocali trasformazioni in atto nell’Ita­lia del boom economico: in modo garbato e ironico, ma anche partecipe, qui si parla di ferie, non di vacanze.

 

L.C.