14 ottobre 2023

Tra mobilità e materialità dei testi. Roger Chartier e la storia della cultura scritta

Roger Chartier

Il 30 ottobre lo storico francese Roger Chartier, professore emerito al Collège de France, terrà all’Università di Milano una lectio magistralis su uno dei temi al centro dei suoi ultimi studi: la mobilità dei testi che la mediazione editoriale porta con sé. Sarà l’occasione di incontrare lo studioso che ha rinnovato profondamente la storia del libro aprendola al confronto epistemologico con altri saperi, nella convinzione che gli storici non hanno più il monopolio delle rappresentazioni del passato.
È infatti soprattutto il dialogo con discipline diverse dalla storia, come la critica letteraria, la bibliografia analitica, la paleografia e la sociologia, la lezione che, nel corso degli anni, Roger Chartier ha saputo trasmettere a tante generazioni di studiosi e studiose di tutto il mondo. Da sempre invita a prestare attenzione a tutte le forme di espressione culturale, senza gerarchie, da quelle colte, delle élites europee, a quelle provenienti dal basso, le cui tracce sono più difficilmente rintracciabili, perché legate all’oralità o a “prodotti” manoscritti o a stampa che in molti casi, per la scarsa considerazione culturale di cui godevano, non sono stati conservati.
Nella convinzione che è compito dello storico rendere comprensibili «le eredità accumulate» e le discontinuità che segnano le diverse culture, Roger Chartier, pur richiamandosi alla tradizione delle «Annales» dei suoi maestri, da Lucien Febvre a Fernand Braudel e a Daniel Roche, e per la storia del libro a Henri-Jean Martin, ha sempre avuto uno sguardo ampio che ha saputo cogliere in tradizioni culturali non solo francesi i suoi punti di riferimento.
Di volta in volta si è confrontato con discipline ingiustamente considerate tecniche e ausiliarie, come la bibliografia analitica e la paleografia, e ha saputo accogliere spunti metodologici per uscire dalla crisi di una storia “au bord de la falaise”, facendo conoscere agli storici di tutto il mondo studi che sarebbero rimasti confinati entro la cerchia ristretta di quelle stesse discipline.
E frutto del dialogo tra saperi diversi è anche il percorso nuovo che Roger Chartier ha aperto nell’ambito della storia del libro: quello della storia della lettura, fino agli anni ottanta mai esplorata. Pur tenendo conto delle fondamentali sollecitazioni metodologiche apportate dalle teorie letterarie (da quelle strutturaliste a quella della ricezione), lo storico francese ha scelto una prospettiva storica che guarda al di là del testo. Sin dai suoi primi saggi sulle Pratiques de la lecture, per riprendere il titolo di un libro da lui curato nel 1985, egli si è sempre mostrato critico nei confronti di un’analisi tutta concentrata sul testo e sui lettori impliciti, lontana dai contesti interpretativi, ideologici e materiali che hanno governato le forme dell’attività dei lettori.
Fondamentale per uscire da una rappresentazione del testo come stabile, ideale, svincolato da ogni materialità, riscontrabile nelle varie teorie letterarie (anche le più attente alla ricostruzione della ricezione delle opere) è stato l’apporto della bibliografia analitica anglosassone, e in particolare, nella riflessione di Chartier, quello di Donald Mckenzie e della sua Bibliography and the Sociology of Texts (1986). Le acquisizioni metodologiche e teoriche sedimentate dalle ricerche degli anni ’80 e dei primi anni ’90 hanno portato alla Storia della lettura nel mondo occidentale (1995), un’opera collettiva che Chartier ha curato insieme con Guglielmo Cavallo. Questo libro ha avuto meriti grandissimi: in primo luogo ci ha insegnato definitivamente che la lettura non è un atto astratto ma che si concretizza in pratiche e in luoghi in cui l’atto di leggere avviene. Non è cioè un gesto che ha attraversato i secoli senza cambiare, ma è una pratica che ha una sua storia, con le sue continuità e le sue fratture. Un’acquisizione importante soprattutto oggi, nel momento in cui ci troviamo a vivere un cambiamento radicale nella storia della cultura scritta, con il passaggio dal libro di carta al testo digitale.
Nelle sue opere, quasi tutte tradotte in italiano, si avverte un forte invito a  non separare la storia dei testi da quella della loro materialità, e dunque delle loro diverse edizioni,  e a non trascurare le modalità in cui i testi vengono pubblicati e a quelle con cui arrivano ai loro lettori. I suoi ultimi due libri, Éditer et traduire. Mobilité et matérialité des textes, XVe-XVIIIe siècle (EHESS-Gallimard-Seuil, 2021) e Cartes et fictions, XVIe-XVIIIe siècle (Collège de France, 2022) ci portano nel mondo della mobilità dei testi e delle loro trasformazioni nel momento in cui passano da un’edizione all’altra o da una lingua all’altra. Esplorando i cambiamenti che hanno segnato la trasmissione della cultura scritta nel corso dei secoli, Roger Chartier ha sottolineato che non si tratta solo di passaggi tecnologici, ma anche sociali, economici, giuridici, e più ampiamente culturali, esattamente come sta accadendo oggi, con il trasferimento dei testi dalla carta al supporto elettronico.
La sua attenzione a tutte le forme attraverso cui i testi sono trasmessi, e dunque alla materialità con cui arrivano ai lettori, ha delle implicazioni anche nella politica di conservazione delle biblioteche e dei centri che raccolgono archivi culturali, come il Centro APICE: per documentare la storicità dei testi, è fondamentale conservare le diverse forme attraverso le quali i testi sono diventati libri, ebooks, CD, o altro ancora, per un pubblico d’élite o per un pubblico più ampio. In numerosi suoi studi, Chartier, ci ricorda che i supporti che accolgono le diverse forme di scrittura (a mano, a stampa, o digitali) sono fragili. Paradossalmente la scrittura non è qualcosa che resta, come recita il noto proverbio latino, ma al contrario è qualcosa di labile, allo stesso modo della condizione della memoria. Una condizione che dovrebbe indurci a riflettere ancor più oggi, con il passaggio degli stessi testi dal supporto cartaceo a quello digitale: l’illusione borgesiana di una biblioteca senza pareti che comprenda tutti i testi finora scritti sembra infrangersi contro la deperibilità e la rapida obsolescenza dei supporti tecnici che li veicolano rendendo i dati volatili, instabili, facilmente cancellabili.

 

Lodovica Braida
presidente Centro Apice