07 maggio 2020

L’opinione: Le biblioteche al tempo del Coronavirus

L’emergenza sanitaria da Coronavirus ha posto da subito alle biblioteche – e ai loro utenti – problemi e sfide di grande complessità. Immaginando il disorientamento degli studenti in questo scenario inedito, il Servizio Bibliotecario di Ateneo si è mosso innanzitutto sul fronte comunicativo predisponendo la pagina #bibliounimidacasa per rispondere ai quesiti più ricorrenti, e dando un forte impulso ai servizi di informazione e assistenza a distanza grazie all’erogazione del reference avanzato da remoto nelle modalità più svariate. Vengono fornite così anche soluzioni personalizzate per le questioni, ad esempio, correlate alla ricerca per la tesi di laurea, sfruttando in primis le risorse bibliografiche e full-test, tanto in fatto di fonti primarie che secondarie, presenti nella ricchissima Biblioteca Digitale Unimi, spaziando fino alle risorse free di qualità.

Foto archivio Patrick Tomasso su Unsplash.it

Un altro strumento di comunicazione sono stati i social, utilizzati sia per fornire informazioni sulle fonti Open Access sia per dare notizia delle iniziative editoriali che hanno man mano permesso l’apertura straordinaria di alcune risorse solitamente non accessibili. Coi social abbiamo raggiunto così gli studenti in quelle che potremmo definire le loro “piazza del sapere” privilegiate, con un’espressione coniata da Antonella Agnoli ormai oltre un decennio fa e valida, mutatis mutandis, anche per la rete (Le piazze del sapere. Biblioteche e libertà, Laterza, 2009). Pur nella varietà delle situazioni della nostra articolata realtà, dai riscontri che stiamo ricevendo, pare che gli studenti abbiano colto lo spirito che ha mosso le biblioteche della Statale, che è stato soprattutto quello di accompagnarli e assisterli in questi mesi difficili.

Diverso, e certamente più critico, il tema del reperimento dei materiali per tesi o esami, che, soprattutto in alcuni ambiti di ricerca, continuano ad avere come fondamentale riferimento monografie e documentazione cartacea. Tali difficoltà sono del resto dovute alla composita situazione del mercato editoriale del digitale (quello italiano non è certo fra i più favorevoli per i testi accademici), correlata anche al fatto che un ebook deve disporre di requisiti tecnici tali da renderlo fruibile mediante la Biblioteca digitale. Fin dai primi giorni del diffondersi della pandemia, la comunità professionale ha potuto far conto sull’autorevole punto di riferimento dell’IFLA (International Federation of Libraries Associations), pronta nel raccogliere in una pagina ad hoc tutto ciò che potesse guidare i bibliotecari di tutto il mondo a fronteggiare l’emergenza. Le diverse criticità a cui stiamo facendo fronte – tra cui la possibilità per il personale di poter usufruire del telelavoro, il distanziamento sociale da assicurare anche nell’accesso alle biblioteche – ci inducono inevitabilmente a pensare che la ripresa sarà ancora lenta, ma graduale e responsabile.

 

 

Anna Pavesi
Servizio Bibliotecario di Ateneo,
Biblioteca del Polo di lingue e letterature straniere