03 aprile 2020
Enrico Decleva: il ricordo di Alberto Cadioli, primo presidente di Apice
Cerco nella posta elettronica i messaggi di Enrico Decleva. Mi soffermo su uno brevissimo, datato 5 ottobre 2006:
Può andare una nota del genere? Modificala come ti pare.
A presto, Enrico
.
È un messaggio significativo per indicare lo stile di quello che allora era “il Rettore”: uno stile informale, colloquiale, che lasciava al suo interlocutore la possibilità del confronto aperto e della correzione. Con quella email, il Rettore mandava a me, in quanto allora presidente di Apice, una nota introduttiva al primo catalogo dei Fondi del Centro. E nello stesso tempo collocava Apice nel dibattito, in corso in quei mesi a Milano, su un possibile “museo del libro”. La «nota» venne pubblicata (naturalmente così com’era: anche con un refuso!), e ora non è facilmente raggiungibili. Per questo vale la pena rileggerla, o leggerla per la prima volta, per cui la trascrivo interamente qui: e intanto mi torna in mente la sua voce al telefono o nel suo studio, con lo stesso tono del messaggio: colloquiale, ma serio nell’affrontare le questioni importanti, ironico su altre, perché per ciascun evento, ciascuna osservazione, ciascuna scelta, esiste una gerarchia di valori:
Un Museo del Libro a Milano? E con quali funzioni? Con quali caratteristiche? Se ne parla ormai da vari anni e l’augurio è naturalmente che l’iniziativa si avvii e giunga rapidamente in porto. Ma nel frattempo l’Università degli Studi di Milano non è rimasta a guardare. Tra importanti fondi bibliografici già posseduti e, soprattutto, nuove raccolte acquistate (con un determinante apporto della Fondazione Cariplo), donate o ricevute in comodato, ha preso corpo in pochi anni un nuovo Centro, dalla impostazione del tutto originale, ricco di materiali archivistici e bibliografici di grande e, spesso, straordinario valore culturale, fondamentali per la ricerca e per iniziative di valorizzazione a largo raggio, e dunque anche espositive, dei materiali raccolti.
Le pagine che seguono documentano, in estrema sintesi, caratteristica e consistenza dei vari fondi. L’auspicio è, naturalmente, che non ci si fermi qui. Un impegno prioritario, già in questi primi anni di attività, è stato quello in [sic] catalogare e inventariare rapidamente le collezioni acquisite in modo da renderle al più presto pienamente consultabili e utilizzabili. Contiamo di proseguire su questa strada. Facendolo presente a tutti i potenziali donatori o a coloro che potrebbero affidarci in comodato le loro raccolte. Non finirebbero dimenticate in qualche deposito o magazzino.
Un auspicato Museo del Libro, dicevo all’inizio. Per quel che ci riguarda abbiamo in realtà cominciato a realizzarlo. E, come si vedrà, decisamente non in tono minore.
Il Rettore
Nella nota si legge l’orgoglio di chi sa di avere promosso un’iniziativa importante; si coglie la passione di chi crede negli archivi, per cui, dopo averli frequentati come studioso, contribuisce a raccoglierli per dare ad altri la possibilità di nuove ricerche; si rivela la lungimiranza di chi guarda oltre e non si ferma al primo risultato, per cui occorre incrementare i fondi e gli archivi. Questa era infatti l’idea di Decleva davanti a quella che riteneva una “propria creatura”: le carte, i libri, i documenti posti nel Centro sollecitano nuove ricerche, nuovi studi, nuove mostre.
Non avrebbe voluto, “il Rettore”, che, parlando della sua figura, venissero ricordati aspetti più personali: ciò che contava – che sempre deve contare – era l’aspetto istituzionale, l’arricchimento dell’Università, la centralità del suo ruolo. Per questo mi limito a dire ora il suo entusiasmo di fronte alla proposta di nuovi archivi, che sollecitavano il suo “fiuto” di studioso; e a ricordare il piacere di andare a esaminare carte di autori e di editori, biblioteche particolari, archivi di foto, documenti di tipografie o di cartiere, pensando come farli arrivare ad APICE. In quei momenti non c’era più “il Rettore”: preso dall’amore per i nuovi materiali che si sarebbero potuti acquisire, Decleva dismetteva per un poco ogni ruolo pubblico, prima di tutto quello di rettore di una grande università, e tornava ad essere quello che era: lo studioso appassionato, lo storico che indaga, lo scopritore di piste nuove, fossero per lui o per sollecitare altri al loro approfondimento.
Alberto Cadioli
Università degli Studi di Milano