16 settembre 2021

I libri futuristi di Apice

Paolo Buzzi, L’ellisse e la spirale, 1915 – Collezione ‘900 Sergio Reggi

Le parole in libertà futuriste che scaturirono dal primo Manifesto Futurista nel loro sforzo di cantare contemporaneamente le rapidità immaginose e il punto attimo onnipresente spaccarono la pagina e fecero esplodere i caratteri tipografici in tutte le direzioni colorazioni d’inchiostri e piani prospettici spirituali e materiali.” [Filippo Tommaso Marinetti, Luigi Scrivio e Piero Bellanova, L’arte tipografica di guerra e dopoguerra, in “Graphicus”, a. XXXII, n. 5, maggio 1942, p. 7]

Il Centro Apice di Milano possiede un cospicuo numero di libri futuristi, divisi fra i fondi Reggi e Scheiwiller, che si aggiungono alla nota collezione di periodici, legati al movimento, in parte digitalizzati e resi disponibili per la visualizzazione online dal portale del suo sito internet.

Fra i testi che è possibile invece consultare presso la sede del Centro Apice figurano i primi esempi di romanzo futurista, in cui la rivoluzione dell’illustrazione tipografica marinettiana, legata al paroliberismo, coinvolge inizialmente i letterati del movimento. Questi si cimentano esplorando le possibilità espressive di codici di comunicazione differenti (visivo, sonoro, etc.), senza mai abbandonare però la valenza semantica dell’elemento segnico (parola, lettera o simbolo tipografico) utilizzato, che dà quindi vita a testi/immagini di carattere sperimentale ma comunque “letterario”. Un esempio concreto di questo modo di agire che alterna testo puro a pagine in cui i caratteri tipografici o l’impaginazione diventano protagonisti sono i libri di Paolo Buzzi, L’Elisse e la spirale. Film + parole in libertà, del 1915, e di Corrado Govoni, Rarefazioni e parole in libertà dello stesso anno.

A questi libri si affiancano quelli scritti da artisti, in un momento di poco successivo, che presentano impaginazioni più consuete e un minore sperimentalismo tipografico, fornendo un genere di illustrazione più tradizionale e attento a questioni stilistiche nell’ambito del movimento. È il caso di due dei libri di Benedetta Cappa Marinetti: Le forze umane del 1924 e Viaggio di Gararà del 1931 o di quello di Arnaldo Ginna, membro della “pattuglia azzurra” fiorentina, con il suo futurismo permeato di elementi irrazionali, misteriosi e surreali evidenti in Le locomotive con le calze del 1919 (con illustrazioni sue e di Rosa Rosà).

Da ultimo, presso il Centro Apice, sono conservati quei libri che maggiormente l’immaginario comune associa al Futurismo, ovvero quelli scritti da Marinetti nel momento fondativo del movimento (Mafarka futurista) e i libri oggetto, realizzati con materiali industriali lontani da quelli classici impiegati solitamente in editoria: a partire dal celebre libro imbullonato di Depero della fine degli anni Venti, fino alle litolatte, in particolare L’Anguria lirica di Tullio d’Albisola del 1934.

 

Silvia Vacca
Università degli Studi di Milano

 

Silvia Vacca sarà tra i relatori del convegno “Cesare Andreoni (1903, 1961), un futurista a Milano”, in programma il 28 settembre a Milano.