11 settembre 2022

Fare il libraio è una scelta di militanza. Il parere del presidente dell’ALI

Foto di Pauline Loroy su Unsplash

Nel lontano 1952 Giovanni Papini (Le disgrazie del libro in Italia) tracciava un ritratto del lettore che fa ancora oggi sorridere. Lo ha ricordato, lo scorso mese di luglio, Roberto Saviano, in occasione della cerimonia di consegna degli attestati agli allievi del Corso di Alta formazione in Gestione della libreria della Scuola Librai Italiani.

Le parole di Papini, recitate da Saviano, suonano così:«Quando un italiano, spinto da una inconsueta e incoercibile voglia, desidera leggere un libro, ricorre a uno dei modi seguenti: 1) Lo chiede in omaggio, con un pretesto qualunque all’editore; 2) Lo chiede in grazioso dono all’autore; 3) Cerca di farselo regalare da qualcuno che l’abbia ottenuto gratis dall’editore o dall’autore; 4) Lo chiede in prestito a un amico, col segreto proposito di non restituirlo mai più; 5) Lo prende in prestito da una biblioteca pubblica; 6) Lo cerca in una biblioteca circolante; 7) Lo ruba, se gli riesce, in casa d’un conoscente o nella bottega di un libraio. Sol quando tutti questi sette modi falliscono o si dimostrano impraticabili e impossibili, sol quando ogni tentativo di ottenere il libro senza spendere un centesimo è frustrato, soltanto allora il nostro italiano, se il desiderio o la necessità l’assillano, prende una decisione eroica e sceglie l’ultimo e disperato mezzo: compra il libro con i suoi denari».

Celebre e sempre efficace bozzetto satirico, quello tratteggiato da Papini, ma non privo di spunti di realtà che si ritrovano anche nella nostra attualità più stringente. È vero infatti che, nel corso dei due anni di pandemia, il mercato editoriale è cresciuto sia a volume che a valore, ma è vero anche che, già nei primi sei mesi del 2022, il comparto ha iniziato a far registrare qualche segnale di arresto. Si tratta però sempre, e questo va sottolineato, di dati positivi rispetto ai periodi pre-pandemia e che per di più si accompagnano – e questo a noi qui interessa, e fa ben sperare – alla crescita delle librerie indipendenti e dei loro ricavi: i dati dell’ultimo Osservatorio realizzato da Format Research per conto di ALI (Associazione Librai Italiani) parlano infatti di un aumento dell’indicatore congiunturale dei ricavi prodotti che passa dai 35 punti del 2019 ai 52 del giugno 2022, segnando 4 punti in più anche rispetto alla prima metà del 2021 (la prossima rilevazione sarà presentata a ottobre). Anche l’occupazione e la liquidità del settore sono stabili, ma – e qui arriva la nota dolente – è in netto peggioramento la situazione dei costi generali di gestione delle librerie, con un indice congiunturale che dai 68 punti del 2019 scende addirittura a 46 nel 2021. Questo significa che oggi fare e gestire una libreria indipendente costa molto di più rispetto al passato, tanto è vero che quasi 7 librerie su 10 dichiarano di non aver programmato investimenti per il biennio 2022/2023.

Abbiamo chiesto un commento a Paolo Ambrosini, presidente dell’ALI: «I dati del nostro osservatorio sono stati rilevati in un momento nel quale ancora la crisi emersa nelle ultime settimane non si era manifestata: è chiaro quindi che se in quei dati c’era un accenno di preoccupazione ora la situazione è radicalmente cambiata e vi è forte preoccupazione in tutti noi e questo perché vendiamo un bene il cui prezzo è stabilito dal produttore e l’unico modo che abbiamo di recuperare i maggiori costi che già abbiamo registrato in questi mesi è aumentare il fatturato, difficile da realizzare nel quadro economico corrente. Determinante sarà il ruolo del prossimo governo che noi auspichiamo voglia proseguire nel segno di quanto è stato fatto negli ultimi tempi, a partire dal riconoscimento del libro bene essenziale, scelta che nei fatti non è stata vuota retorica ma è stata accompagnata da misure a sostegno e stimolo della domanda. Noi chiediamo in particolare che le risorse siano principalmente destinate a chi promuove tra le librerie la cultura come relazione e non come semplice consumo, perché è nella relazione culturale che si crea quel valore aggiunto di cui oggi le nostre comunità hanno bisogno».

Anche Roberto Saviano, nel discorso che abbiamo citato in apertura, ha parlato del ruolo del libraio come presenza civile, legato alla capacità di costruire una comunità di persone che ogni giorno scelgono, attivamente ed eroicamente, di leggere un libro invece che di farsi distrarre da tutto il resto, e ha tenuto a sottolineare che da sempre, storicamente, «fare il libraio è una scelta di militanza», proprio perché implica il fatto di vendere un prodotto unico, diverso da tutti gli altri, un prodotto che non si consuma, che, al contrario, si conserva, che custodisce una grande tradizione, una «gloriosa e necessaria civiltà» – per dirla, ancora, con Papini – che le libraie e i librai sono chiamati ogni giorno a proteggere, difendere, diffondere e consolidare.

 

Roberta Cesana
Università degli Studi di Milano

 

Al minuto 20:45 l’intervento di Roberto Saviano alla cerimonia di consegna degli attestati agli allievi del Corso di Alta formazione in Gestione della libreria della Scuola Librai Italiani.