14 luglio 2021

Una nuova acquisizione di riviste d’arte e letteratura al Centro Apice

“Cronache”, anno I, n. 6 (1932 ). Copertina

Cedole postali, spedizioni in contrassegno, abbonamenti sono da sempre le voci dei circuiti commerciali di diffusione dei periodici, ciò su cui contano gli editori di riviste per sostenersi. Non sorprende, dunque, vedere sulle prime pagine di un gruppo di pubblicazioni di arte e letteratura, da poco donato al Centro Apice, le etichette adesive con il nome e l’indirizzo del lettore abbonato. Si tratta di Giovanni Scheiwiller con i suoi due recapiti di Foro Bonaparte 52 e via Melzi D’Eril 6, a riportare il leggero scarto cronologico dovuto al trasloco di casa nel 1930. Si aggiunga, infine, il terzo indirizzo, la galleria de Cristoforis, la sede della Liberia/Editrice Hoepli dal cui magazzino sono giunte queste testate. Ma le misere etichette incollate ai fogli di giornale, oltre a sciogliere il facile enigma sull’intestatario dell’abbonamento, possono dimostrarsi utili per un’altra riflessione. Esse sono l’ultimo anello della filiera dei crediti per abbonamento, lo strumento principe, almeno per quegli anni, della sopravvivenza dei giornali, voce che risalta enormemente nei modesti bilanci delle imprese editoriali. Un banale incrocio con i documenti della Società anonima Quadrante rivela che la Hoepli era debitrice nel 1934 di 150,50 lire per la sottoscrizione alla rivista diretta da Massimo Bontempelli e Pietro Maria Bardi. E se il prosaico conto può esemplificare una situazione di inadeguatezza di mezzi finanziari comune a molte riviste di cultura del ventennio, escludendo quelle che ottenevano erogazioni statali a fini di propaganda, non va dimenticato che a partire dal 1925 vi fu un fiorire di nuove testate dedicate alle arti figurative contemporanee. Una grande vitalità sembrò investire la produzione editoriale dedicata alla modernità artistica, in controtendenza con la più generale mancanza di importanti investimenti nel comparto.

Il nuovo vivace scenario è perfettamente registrato dalla raccolta di periodici ora al Centro Apice, quasi una mappa del pubblicato. Si va dalle più tradizionali come “Il Giornale dell’arte”, nato nel 1927 sotto la direzione di Italo Vicentini, poi organo ufficiale della Famiglia Artistica Milanese, all’agile forma di notiziario quindicinale di “Le Arti Plastiche”, diretto da Vincenzo Costantini. Sono presenti i mensili “Problemi d’arte attuale” e “Poligono” di Raffaello Giolli, animatore della pagina artistica del foglio di grande formato “Cronache latine”. Nella collezione spiccano anche le rinnovate riviste del secondo futurismo come “Stile futurista”, “La città nuova”, “Nuovo futurismo”. A quest’ultime si aggiunge tutta l’area della pubblicistica dell’architettura moderna con “Domus”, “Casabella”, il già citato “Quadrante” e il più recente “Lo Stile”. Inoltre sono conservate le riviste letterarie che con impegno più esteso proseguivano l’abitudine di ospitare nelle pagine saggi, commenti, illustrazioni di avvenimenti artistici quali “Il Frontespizio”, “Quadrivio”, “L’Italia Letteraria” e il “Meridiano di Roma”. Non mancano numeri unici come il secondo e ultimo numero di “Fronte” del 1931, rivista diretta da Marino Mazzacurati, la cui breve vita attesta nuovamente la difficoltà di trovare fonti di finanziamento.

Nel gruppo di periodici che appartenevano a Scheiwiller/Hoepli, infine, vanno ricordati quei fogli che hanno interpretato la scarsità di risorse non come un limite ma come un modo di esprimere soluzioni grafiche diverse. In “Cronache” mensile diretto da Gino Visentini, nel quindicinale “L’Universale” di Berto Ricci e ne “Il Ventuno”, il valore dato ai filetti, ai caratteri mobili ottocenteschi, alle illustrazioni al tratto, alle xilografie diventa una scelta estetica, un’attestazione di slanci giovanili e di rinnovamento.

 

                                                                                                                      Paolo Rusconi
Centro Apice
Università degli Studi di Milano