14 luglio 2021

Scheiwiller e le riviste editrici: una rete per l’arte contemporanea

Arturo Tosi, testo di Giovanni Scheiwiller, “Monografie d’arte di ‘Stile’”, Milano, Garzanti, 1942. Fondo Scheiwiller

Il ruolo di Giovanni Scheiwiller nel quadro dell’editoria artistica novecentesca è un dato noto, saldamente ancorato al magistero riconosciutogli dai suoi stessi contemporanei. Con il leggendario progetto delle collane in sedicesimo “Arte Moderna Italiana” (dal 1925) e “Arte Moderna Straniera” (dal 1931), egli segnò lo scenario editoriale italiano del tempo, aprendo la strada all’ascesa di un sistema di pubblicazioni espressamente dedicate alla cultura figurativa contemporanea, al passo con le esperienze europee. In Scheiwiller – editore bibliofilo – l’aggiornamento si vedeva dichiarato a partire dalla fisionomia dei volumetti e dalle relative note bibliografiche, compilate con rara accuratezza, che di quella produzione a stampa si nutrivano. A un attento sguardo, i riferimenti affiorano numerosi attraverso le carte del suo archivio, conservato presso il Centro Apice, così come dal catalogo della biblioteca che completa il fondo, ora arricchito da un nucleo recentemente rinvenuto di riviste italiane e internazionali, straordinaria testimonianza dell’editoria artistico letteraria del secolo scorso.

Emerse dal riordino del magazzino Hoepli, queste testate restituiscono uno spaccato della capillare rete di informazione scheiwilleriana. Non va infatti trascurato il peso della stampa periodica nel coevo processo di definizione dei valori dell’arte contemporanea e, parallelamente, il contributo diretto allo sviluppo di un’editoria a carattere permanente tesa a documentarne tendenze e protagonisti. Molteplici furono le riviste che, in quei primi decenni del ’900, scelsero di allargare il proprio raggio d’azione dando vita a una proposta di pubblicazioni librarie, nel solco di una cosciente strategia progettuale cara alla tradizione engagé della modernità.

Per limitarsi ad alcuni tra gli esempi possibili, scorrendo i titoli giunti ad Apice, basti citare «La Nouvelle Revue Française», dal 1919 editrice della collana economica “Les Peintres Français Nouveaux”. Diretta da Roger Allard, quest’ultima può essere considerata un modello importante per l’“Arte Moderna Italiana”, che alla sua uscita, tuttavia, si distinse nel panorama internazionale grazie all’impeccabile cura grafica del prodotto, dalla nitidezza dei caratteri tipografici al rigoroso bianco e nero delle tavole fuori testo in zincotipia. A rilevarne l’eccellente qualità di stampa fu, tra gli altri, André De Ridder, che nel gennaio 1927 presentava i volumetti, in vendita presso Hoepli, su «Sélection». Il periodico belga – cui Scheiwiller era abbonato – avrebbe di lì a poco intrapreso la pubblicazione dei suoi “Cahiers” consacrati ad artisti di area modernista, da Marcoussis a Kandinsky, con copertine tipografiche di sapore costruttivista. Alla cultura dell’avanguardia si rifaceva «Campo Grafico», la celebre «rivista di estetica e di tecnica grafica» fondata a Milano nel 1933, che un anno più tardi lanciò, a sua volta, una serie di monografie intitolate a “Pittori, Scultori, Architetti nuovi”. La terza uscita, Alberto Sartoris, con testo di Raffaello Giolli, venne annunciata personalmente a Scheiwiller in una cartolina indirizzatagli il 9 gennaio 1936 dallo stesso architetto, di ritorno dall’America Latina.

In questa breve rassegna vale la pena ricordare, infine, «Lo Stile» di Gio Ponti, che per Garzanti, editore della testata, pubblicò dal 1942 “Maestri italiani contemporanei”, una collana di volumi in grande formato degli artisti più amati dal collezionismo privato riccamente illustrati in quadricromia, spia dei nuovi orientamenti emergenti nel settore. A collaborare al progetto, Ponti chiamò, non a caso, Giovanni Scheiwiller, affidandogli la realizzazione degli apparati bibliografici delle monografie e la curatela, in veste di autore, del primo titolo della collezione, Arturo Tosi. Dietro il rapporto di stima e di amicizia tra due protagonisti, la vicenda – documentata da un carteggio – racconta da vicino le dinamiche di un momento eroico per l’editoria d’arte, intessute di scambi, sovrapposizioni e una fitta circolazione di figure di riferimento, a riconsiderare spazi che per la storiografia vivono separati.

 

 

Viviana Pozzoli
Università degli Studi di Milano