08 marzo 2022

John Alcorn e il suo editore: Mario Spagnol. Storia di un sodalizio longevo

bur

Il logo della BUR – Biblioteca Universale Rizzoli, disegnato da John Alcorn – archivio John Alcorn

La parabola editoriale italiana di John Alcorn è legata a doppio filo a quella di Mario Spagnol, editore ancora poco studiato, eppure artefice dei successi di una lista impressionante di sigle editoriali, all’interno delle quali aveva operato, quasi sempre, in ruoli apicali. Nato a Lerici nel 1930 da famiglia di estrazione piccolo borghese, Spagnol aveva studiato al liceo classico e si era poi iscritto alla facoltà di Filosofia di Pisa, senza però mai portare a termine gli studi: molto precocemente, infatti, a soli 25 anni, aveva iniziato a lavorare in Bompiani come consulente per la letteratura tedesca, dimostrando subito fiuto e lungimiranza eccezionali.

Ed è proprio in Bompiani, tra l’altro, che Spagnol conosce la sua futura moglie, Elena Vaccari, raffinata traduttrice, esperta lettrice editoriale, nonché intelligente autrice di famosi manuali di cucina che l’hanno resa nota al grande pubblico con il nome di Elena Spagnol.

Due anni dopo, quel “giovane particolarmente brillante” passa in Feltrinelli, casa di recente fondazione ma già emersa grazie al successo planetario del Dottor Zivago, presto seguito da quello del Gattopardo. Qui Spagnol, in breve tempo, diviene responsabile prima dell’“Enciclopedia Feltrinelli Fischer” e poi della collana “Universale Economica”, costruendo le fondamenta, teoriche e pratiche, non solo di quell’attenzione per il libro economico che lo accompagnerà lungo tutta la sua carriera editoriale, ma probabilmente anche del gusto per la bella veste tipografica e per la forte resa grafica che può aver affinato lavorando a fianco di quell’indiscusso maestro e precursore che fu Albe Steiner.

Tanto è vero che, nel 1967, chiuso il rapporto con la Feltrinelli, Mario Spagnol è pronto ad assumere il ruolo di direttore editoriale nella più grande azienda del settore, la Mondadori, e anche lì a incidere, profondamente, sul restyling grafico della più famosa collana di tascabili, gli “Oscar”, nonché di un’altra serie, gli “Omnibus Gialli”, che ebbe grande successo grazie anche alle copertine di Ferenc Pintér, altro gigante del design editoriale. E qui il ruolo determinante di Spagnol è sottolineato dallo stesso Pintér, in un’intervista del 1989: «la collana nella quale mi riconosco di più è […] iniziata quindici anni fa con il dottor Spagnol», ha dichiarato il grande grafico ungherese.

Non è un caso, insomma, se John Alcorn, appena arrivato in Italia, con la moglie e i quattro figli, nel 1971, bussa proprio alla porta di Spagnol, in Mondadori. Con sé porta, orgoglioso, il portfolio dei suoi lavori. Ed è vero che sul momento non ottiene, per Mondadori, alcun incarico, ma poco dopo, tra il 1972 e il 1973, quando Spagnol cambia di nuovo casa ed entra come responsabile della Divisione Libri in Rizzoli – cioè la più diretta concorrente di Mondadori – ecco che affida senza indugi proprio ad Alcorn l’intera produzione grafica della casa editrice, e in prima istanza il restyling totale della nuova “BUR”, la Biblioteca Universale Rizzoli, che con lui esce per sempre dal minimalismo della tipografia in bianco e nero.

Come ha scritto Daniele Baroni: «Per un settore come quello editoriale il rapporto con la committenza è determinante, e incontrare un editore che fra le altre competenze, culturali e letterarie, è anche considerato un indiscusso connaisseur des arts, con uno spiccato interesse per il figurativismo, credo abbia facilitato il lavoro creativo di John».

Il sodalizio tra Mario Spagnol e John Alcorn prosegue, lungo tutti gli anni Settanta e Ottanta, anche dopo il rientro di quest’ultimo negli Stati Uniti, e segue il percorso dei nuovi itinerari dell’editore il quale, nel 1979, viene chiamato da Luciano Mauri a rilanciare Longanesi, con un accordo che gli attribuiva il 30% della casa editrice qualora fosse riuscito a risanarla.

Un passaggio, questo, che avviene con successo nel 1986, quando sono già in corso di perfezionamento anche le acquisizioni di Guanda e Salani, altri due marchi per i quali Alcorn, sempre al fianco di Mario Spagnol, curerà la grafica editoriale.

Quello fin qui tratteggiato non è certo un quadro completo dei lavori editoriali di John Alcorn, il quale sicuramente produsse anche molto altro. Marta Sironi giustamente lo definisce come «uno dei più dotati copertinisti» elencando le sue collaborazioni con Atheneum, Bantham, Doubleday, Dutton, Farrar Staus & Giroux, Grove Press, Harper, HBJ (Harcourt, Brace & Jovanovich), Little Brown, Morgan Press, Random House, Simon & Schuster, Weidenfield & Nicholson tra gli altri. Anche in Italia, Alcorn avvia collaborazioni con altri editori, in particolare con il Club degli Editori, con Frassinelli, con Quadragono. Ma in questa sede si voleva provare a delineare il percorso di una parabola che, in un certo senso, possiamo leggere anche come autoconclusiva, cioè come la storia di un sodalizio univoco, longevo e inossidabile tra un editore e il suo art director d’elezione.

 

Roberta Cesana
Centro Apice
Università degli Studi di Milano 

 

La copertina di “Manuale di conversazione” disegnata da Alcorn per l’edizione Rizzoli